Cit. (63)

“Vedi Noce io sono stato sempre favorelvole a qualsiasi invenzione amorosa
io sono nato in un trullo, e nei trullo notoriomante succede di tutto, specie di inverno
io conoscevo lo zompo della tarantola, il morso del ciuccio.. ma devo dire che la carriola è il MASSIMO”

“Nun te preoccupà, dimme piuttosto… te piasce ‘sta carriola”

“Mi fa impazzire !!! Secondo me è di gran lunga superiore al Kamasutra”

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La lingua dei ggggiovani

Abbiamo la presunzione di pensare che la nostra lingua, al contrario magari di quelle anglosassoni, si “legge come si scrive”.

Peccato che se non fosse per gli accenti (che impariamo a memoria) non sapremmo leggere cose del tipo:

“sono cose che capitano, capitàno” (capitàno di una nave)

ed altri migliaia di esempi simili.

I gggiovani per ovviare a certi problemi linguistici, ma sopratutto perchè è comodo (mi si dice) per mandare gli SMS che “si risparmia anche un carattere”, hanno introdotto l’uso delle K al posto del CH.

Non è quindi difficile leggere cose del tipo:

“ki ha kiamato oggi ?”

Peccato che molti si siano fatti prendere la mano e hanno cominciato ad usale la K ogni qualvolta incontrano una C “dura” e arrivano a ricami sublimi del tipo:

“kosa stai dicendo ? kazzeggi kazzo ? Kosa kavolo kredi ke sto facendo?”

E via così…

Pare una di quelle pirlate che quando poi cresci (si spera almeno) e ti capita di ripensarci dici “mamma mia quanto ero koglione”, ma riflettendoci meglio forse non hanno tutti i torti.

Non è solo la questione di eliminare la H, ma proprio di dividere per bene il discoro C “dura” da C “dolce” che tanto fa incasinare gli stranieri che vogliono imparare la nostra lingua.

La mia proposta è di usare la C con il suono “ci” appunto e la K quando trattasi di C “dura”, ecco quindi che:

“cao kome c si trova qui?” (ciao come ci si trova qui?)

assumerebbe il giusto modo di essere pronunciato.

Guardando quel “qui” mi trovo a pensare che anche la Q non serve a una emerita ceppa, quindi la eliminiamo del tutto e scriviamo

“cao kome c si trova kui” ?

Perfetto. Ma fatto 30 facciamo pure 31. E abbordiamo la G.
La mia proposta è di usare la J al posto di “gi” e la G come per la C “dura”. Ecco quindi:

“jà meglio kosì, no ? justo ?”

La J porterebbe numerosi vantaggi specie per quanto riguarda la pronuncia di “gli” che di solito è dolce, ma che incasina nel caso di parole come “glicine”, “glissare”, o “gangli”; per non parlare poi del problema di parole come “regia” che si può pronunciare in due modi se si intende quella di un film o quella relativa ad un re (la bolla regia).

La J e la L quindi sostituierebbero la “gl” dolce mentre alla G lasceremmo il ruolo della dura:

“jli invitati attendono i glicini, glissa e dì qualkosa jakkè non sono ankora arrivati”

Quindi scriveremo “rejia” per il lavoro di Tarantino e “reja” per il buon vittorio emanuele 🙂
Jeniale no ?
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La Metonimia, la Sineddoche e la Sinestesia

“Mi passi lo Scottex ?” è una frase normale in qualunque cucina d’Italia.

Di fatto oramai lo “Scottex” è riferito a qualunque tipo di carta da cucina.

È uno di quei casi dove una marca prende il sopravvento sul prodotto e lo identifica. Mi immagino le incazzature dei concorrenti, tipo i Rotoloni Regina e tutte quelle marche lì, che da anni tentano di imporsi.

Difatti è un onore di chi parte per primo o di chi si afferma, tramite spot azzeccati, nella memoria delle persone.

In italiano esistono delle figure retoriche per descrivere tutto ciò: Metonimia, Sineddoche e Sinestesia (anche se qualcuno obbietta che si dovrebbe descrivere il fenomeno come Antonomasia, ma anche chi se ne frega eh.. che non voglio star qui a fare la solita figura dello sborone..).

In realtà tali figure non sono così specifiche di un marchio o di un logo: il riferimento è ad esempio la frase “bevi un bicchiere”, dove la parola “bicchiere” si sostituisce al suo contenuto; non ci si aspetta certo che un tizio attacchi a bersi il vetro o cose del genere.

Esistono diversi casi, molti italiani e molti che ci derivano dai film USA:

– Rimmel identifica da tempo il coso che usano le donne per allungarsi le ciglia. Ma grazie forse a Francesco De Gregori, o alla famosa frase “Ho pianto e mi si è sciolto tutto il rimmel”, la marca di cosmetici è identificata universalmente con UNO dei suoi prodotti.

– RollerBlade è utilizzato per indicare un qualunque pattino in linea, e non la marca che in qualche modo li ha lanciati.

– Bic è un altro esempio di marca che identifica una penna a biro generica.

– Kleenex in qualunque film o serie statunitense è usato genericamente per un fazzolettino di carta in scatola

– IPod è usato da tutti i media generalisti per indicare un qualunque lettore MP3 portatile, ma ancora più volgarmente ho sentito ragazzini dire “spegni l’MP3” riferendosi appunto all’apparecchio e non al formato di compressione digitale.

Tutto bello, tutto già sentivo e visto.

Peccato che l’altro giorno sento un tizio che parla e dice che ha comprato “la playstation della microsoft, quella playstation lì con la X verde”

Povero Bill, chissà che incazzatura….

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Elio E Le Storie Tese


Avviso per tutti i fan sfegatati (come il sottoscritto e la mia Adorata Compagna, che le sappiamo tutte a memoria e che utilizzeremo per crescere nostra figlia): è uscito il nuovo video e singolo dal titolo Parco Sempione.

Per chi non conosce questi geni (Elio Santo Subito) avverto che è sempre e comunque necessario ascoltare bene il testo (come al solito, di denuncia dura contro chi ha abbattuto un parco verdissimo nel centro di Milano nonostante la raccolta di 16 mila firme di Rocco Tanica, abbattimento avvenuto durante un ponte con la città quasi deserta) e di non soffermarsi al ritornello o alle eventuali “parolacce” (sì… talvolta dicono “cazzo”… lo so… mamma mia)

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SKY TG 24

SKY TG 24 è una gran cosa.

A qualunque ora tu ti svegli ti trovi un telegiornale snello, veloce e sintetico il giusto che gira come un rullo ogni 15/20 minuti.

E con persone vere, che parlano. Non come quello del TG5 del mattino registrato qualche tempo prima e mandato in loop.

Hanno anche una fighissima rassegna stampa fatta da un tizio che gesticola su un enorme touch screen. Trooooopo high tech!

Ti svegli presto e lo piazzi su e ascolti. Poi ti fai la doccia, ti metti a fare colazione e lui è ancora lì che parla.

Con i suoi giornalisti tutti belli, giovani, rampanti e dinamici. Volti nuovi per persone preparate.

Finita la colazione ti prepari, e il TG è ancora lì che gira a rullo.

Ma cazzo… ti rendi conto che questi poveri tizi ripetono le STESSE notizie con la STESSA professionale intonazione di voce da circa due ore.

Ogni tanto cambia un ospite, ma in fin della fiera il clichè è sempre quello.

Lo noti particolarmente quando passano la linea al tizio delle previsioni, che è la quarta volta che ripete “sì grazie [nome della giornalista che non mi ricordo] oggi abbiamo ancora un’Italia climaticamente divisa a metà”, o quando parte il tizio dello sport che dice “sì grazie [nome della giornalista, sempre quella lì], giornata dura per l’inter che dovrà fare a meno di [nome di un calciatore strapagato a caso che io tanto di calcio non so un kazzo]”; e via così, a cannuolo.

Minchia… tutti bravi eh.. ma chissà perchè mi è venuta in mente quella scena di Lino Banfi in Vieni Avanti Cretino, quella dove esce pazzo dovendo rifare cose alienanti per cento volte.

Sarebbe bello una mattina vedere il compito giornalista, stremato dall’ennesima edizione del TG guardare in camera e dire:

“la vostra soddisfazione è il nostro miglior premio” e poi strabuzzare gli occhi, fare la schiuma dalla bocca e dire “balabalabalabalabala !! ahù ahù ahù !! sbonk!”

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