Una delle Grandi Caratteristiche della Pizza me la trasmise un giovine pizzaiolo nella sua appena aperta attività di asporto: “sulla pizza sta bene quel che piace”, indicando l’ attitudine di questo semplice ma così gustoso piatto ad essere farcito essenzialmente con quel beatissimo cazzo che ti pare.
In quest’ottica accadono un par de cose che stimolano la mia già naturale ilarità.
La prima è una considerazione generale sulla cucina nel senso più lato che si può, talmente lato che è un perimetro che tende e ambisce addirittura alla perfetta rotondità di una circonferenza: come può un piatto che è composto essenzialmente di acqua, farina, sale, un zichettino di lievito, pummarola e mozzarella essere così tanto diverso di pizzeria in pizzeria.
E non solo un po’ diverso, ma pizzerie a pochi metri di distanza sono capaci di passare dal più soave sublime al totale annichilimento di qualunque papilla, gustativa e non.
Questo mi ha fatto riconsiderare il concetto di preparazione dei cibi, specie quando, qualche tempo fa, mi sono messo ad imparare a “cucinarmi quattro cazzate”.
Ecco la pizza diciamo che è il paradigma assoluto su quanto sia difficile in realtà cucinare: basta un pelo di farina in meno, un tipo di mozzarella appena appena differente, o una pumarrola fatta con il culo (intendo letteralmente con il culo eh) ed ecco che solo quattro sparuti ingredienti possono fare un’ enorme differenza.
Ma torniamo a bomba.
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Come dicevo quel glabro pizzaiolo mi svelò un segreto fondamentale per cambiare completamente atteggiamento di fronte alla pizza e alle pizzerie in generale.
Di solito l’ atteggiamento di chi va in pizzeria è quello di consultare il menù, che propone le “classiche” e le divagazioni della casa.
Ora, nel tempo si sono introdotte delle “nuove classiche” che oramai si trovano un po’ ovunque, intendo anche scendendo di latitudine, tipo la Bismark, la Carrettiera o la famosissima Bratislava, ma in generale quello che accade sono due situazioni:
1. il menù è troppo lungo e pieno di qualunque variazione sul tema, tu ti scazzi e ordini una “prosciutto e funghi” qualunque
2. il menù è troppo lungo e pieno di qualunque variazione sul tema, tu ti scazzi e ordini una pizza che non c’è. Anzi che forse c’è ma non c’hai voglia di guardare e ordini quella minchissima che piace a te.
Nel secondo caso in realtà esistono due tipi di atteggiamento: il primo è il mio e mi va bene, il secondo di solito mi fa girare le balle.
Il mio (quello giusto) è quello appunto di ordinare di volta in volta quello che mi va (ma ci torno dopo)
Quello sbagliato è quello che io chiamo il “Pizza Deconstruction”: si prende una pizza già esistente a listino e la si decostruisce di quasi tutti i suoi componenti, per poi ricostruire una pizza del tutto nuova che mantiene di quella vecchia al massimo uno o due ingredienti.
Faccio un esempio: “mi porta una Pizza Sorrentina (che è composta da rucola, pomodorini, scamorza, e … che ne so… funghetti sottolio) .. però senza rucola, pomodorini e funghetti e mi mette invece il Songino.”
Di solito il cameriere (che magari manco si ricorda come è fatta quella pizza e si incasina) dice: “beh allora vuole una pizza scamorza e songino…… no?”
“Sì esatto”
Ecco, l’ atteggiamento decostruttivo è assolutamente inutile, incasina i processi e crea bailamme e entropia di quella cattiva.
Perché lo fate ? Capisco che partire dalla listosa ed ordinata sicurezza di un menù spaventa meno di…. oddio non riesco quasi a dirlo… ecco.. fa meno paura di …. umama.. di … di dire gli ingredienti che si desiderano e bon!
Capisco che partire dalla tabula rasa della pizza ignuda mi intimidisce qualche povero di spirito, quando decostruire invece da quella sensazione di fondamenta tanto cara al popolo italico, nazione dove ad esempio il mercato immobiliare non si è mai stabilizzato proprio per questo motivo.
Cari decostruttori.. siate più arditi, affrontate il vuoto della vostra mente e metaforizzatelo in quella distesa di pasta bianca senza su niente. Ce la potete fare.
L’ ultima considerazione va invece ad un altro tipo di ordinatore di pizze, quello ligissimo agli ingredienti esposti che MAI si sognerebbe di chiedere qualche variazione (forse forse il gettonatissimo “doppia mozzarella” toh..)
Giusto qualche sera fa mi è capitato di dover andare a prendere delle pizze insieme ad un caro amico, da portare poi a casa.
Prima di uscire l’ amico dice alla compagna “non so che pizze hanno, ti chiamo quando sono là e ti dico”
La frase mi tituba, e non poco…
Ma sorvolo e arriviamo alla pizzeria, dove il ragazzo si guarda diligentemente l’ elenco affisso alla parete scoprendo che, per fortuna, avevano quella con il salame piccante.
Molto buffo no ? Voglio dire, oramai puoi ordinare quello che vuoi, che se non ce l’hanno te lo dicono. E mica si scandalizzano se fai accostamenti strani tipo
“dunque.. mi fa una margherita, con duroni di pollo, rucola e… mmh.. ce l’ha una spolveratina di granella di nocciole da mettere sopra?”
“no la granella non ce l’ho, ma ho del cocco in polvere”
“vada per quello allora”
(per l’ispirazione di questo post si ringrazia .zerOKilled.)