Ogni Lustro Cambi Gusto

Ogni Lustro Cambi Gusto era un proverbio che mi diceva sempre la mia povera nonna.

L’ho sempre interpretato con il fatto che crescendo i tuoi gusti cambiano. Magari a 10 anni andavi pazzo per il gelato al pistacchio ed ora ti fa schifo.

Ci sono quelli invece che non cambiano gusti mai.
Non tanto in campo alimentare (ma anche sì) ma proprio per le passioni che caratterizzano l’intera loro vita.

Tipo sabato scorso ho conosciuto un ragazzo bene o male della mia età, che a 13 anni fu folgorato da Elvis Presley, dal Rock’n’Roll (ma ad essere più precisi dal Rock-a-billy) e dalle Harley Davidson.
Tutto questo ha permeato la sua esistenza tanto che oggi gira con ciuffo e basettoni (anche se moderati) , ascolta solo ed ESCLUSIVAMENTE quella musica lì, per lavoro ripara moto e la sera a casa sua costruisce moto custom e ripara le Harley degli amici. Tra le altre cose è pure un pezzo grosso di un gruppo di Harleyisti della zona, organizza raduni e compare sulle riviste del settore.

Tutto questo da sempre, da 20 anni e passa e probabilmente per tutto il resto della vita.
Sempre la stessa musica, sempre le stesse passioni.

Io sono l’esatto contrario. Di passioni ne avrò avute mille e, da bravo bulimico che sono (in tutto), mi ci sono buttato e le ho consumate nel giro di pochi mesi – raramente arrivo a superare l’anno –
Ho pure avuto un periodo rock-a-billy e giravo pure io con il ciuffo (a 19 anni avevo un botto di capelli eh !!) e ascoltavo gli Stray Cats (e questo mi ha aiutato non poco nella conversazione con il ragazzo appena conosciuto) ma dopo un po’ è finita, e credi di aver avuto il mio periodo Dark o Metal… non ricordo più.

Ma musica a parte, mi partono le scimmie per altre cose.
Tipo quella del Baseball che mi ha portato ad ordinare online le peggio cose (anche qui in 3 mesi ero un fan sfegatato che sapeva tutto di tutto) o quello per gli yoyo, che in verità (ma qui sarà l’età) è durata un po’ di più.

É vero che questo modo di affrontare le cose ti porta ad avere un’infarinatura in un botto di argomenti, e di fare sempre la tua porca figura in molte conversazioni.
Ma è anche vero che:
1. ci spendi un botto di soldi
2. il mio compagno di stanza delle superiori Andrea Formenti soleva dirmi “chi sa un po’ di tutto non sa un bel cazzo di niente”.

Altro proverbio.
Che forse è vero…

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Trend Setter

Trend Setter, come dice l’Accademia della Crusca eh… mica che millanto cose che non so.., è per definizione “colui che lancia nuove mode o nuove tendenze”.

Per esempio un trend setter è colui che ha portato quei sandali di gomma per la prima volta o ha convinto gli uomini a portare la borsa. Gli altri sono solo pecoroni ma questo è un altro discorso..

Ecco, io da anni bevo il Chinotto. Ne vado matto.
Tipo che in un bar chiedo se hanno il chinotto e fino a qualche anno fa era difficile sentire un “sì”.
Ma io imperterrito e imperituro non mi scoraggiavo.

Poi alla fine, per sfinimento credo, il bar dove mangiavo il panino in pausa pranzo ha cominciato a farsi una piccola scorta.
Poi i miei colleghi hanno cominciato a chiederlo pure loro.
Poi alla SanPellegrino è arrivata la voce che c’era un gruppo di Amatori del Chinotto ci ha fatto di nuovo la pubblicità.
Poi ha Gusto del TG5 hanno detto che il chinotto era il trend del momento.
Mo’ il chinotto lo trovi anche nei distributori delle bibite di alcune aziende.

Ecco, io sono un trend setter. Impongo stili di vita.
Tra poco tutti berranno chinotto, mangeranno ghiaccioli azzurri, schiferanno le ciabatte di gomma da 45 euro, e mangeranno panini “duroni di pollo e rucola“.

Ocio.

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Il Ghiacciolo Azzurro

Il ghiacciolo azzurro pare oramai scomparso dai nostri bar.

Il ghiacciolo azzurro è oramai talmente raro che manco ci ho trovato una foto con google.

Ma io lo adoro.

Il ghiacciolo azzurro è all’anice. E spacca.

É raro, ma in qualche bar di periferia si trova ancora.
Forse perché in periferia sono indietro che manco sono ancora arrivate le ciabatte di gomma trendy e la borsa da uomo. E allora il ghiacciolo azzurro è rimasto.
Mi pare strano che i produttori di ghiaccioli facciano delle partite solo per le periferie. Ma così è.
O forse tornano indietro dalle città trendy e li mandano a smaltire nei paesotti.

Sono scomparsi piano piano. Mi ricordo che una volta in un cartone nuovo di ghiaccioli da bar se ne trovavano uno o due. E ne facevo subito incetta.

Ma c’è un silenzioso cartello di amatori del Ghiacciolo Azzurro.
Ho conosciuto un barista che mi ha confessato avere cliente talmente impazziti che riesce a procurarsi INTERI scatoloni di ghiaccioli all’anice e che vanno via come il pane.
Ma quel giorno lì che me lo ha detto li aveva venduti già tutti.

Oggi ero nel centro della metropolitana e tentacolare Gorla Maggiore, e ho scorto il proprietario del bar mentre apriva il bel frigo dei gelati anni’70. E dentro, una sfavillante luce ghiaccioazzurra.

Ho chiesto: “ma sono o ghiaccioli azzurri ?”
“Sì” (e qui poteva anche non rispondermi visto che era una evidente domanda cretina)
E allora per rassicurarmi: “ma sono quelli all’anice vero?”
“Sì” è stata la laconica, ma cmq esaustiva, risposta dell’allegro imprenditore gorlamaggiorino

Allora mi sono tuffato nel frigo. E ne ho mangiati. Due.
50 centesimi l’uno.
Mecojoni mi ricordo quando costavano 50 lire.
Ma chissene… Ho goduto, ah! se ho goduto!

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Trendy

Sandali di gomma.

Anzi di una specie di schiuma di gomma, uno scarto industriale.

Costo all’origine… mah… toh, 20 centesimi di euro (fabbricate in cina) ?

Ma sono l’argomento trendy dell’estate: un aggeggio immancabile se si vuole essere “a la page” sulle spiagge e in città.

Prezzo medio: 45€

Cazu, mi pare un pezzo della canzone di Elio, “La follia della donna“:

Pantaloni a coste
che costavano al mercato euro 23
oggi li trovi alla boutique
comprati dalle donne ricche.

L’han deciso i ricchioni e io devo accettarlo.

45 euro per un tocco di gomma. Ma voi siete tutti matti…

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Motore A Gatto Imburrato

Disclaimer: questa cosa è MOLTO OLD, talmente old che mi vergogno. Ma stamattina parlandone con .zerOKilled. mi sono reso conto che alle nuove generazioni potrebbe essere sconosciuta (e cmq a chi netgamer non è), e fa ancora tanto tanto rrrriiidddere 🙂

IL MOTORE A GATTO IMBURRATO
Per procedere a detto esperimento sono necessari:

  1. un gatto
  2. una fetta di pane
  3. burro q.b.
  4. colla q.b.
  5. un tappeto (meglio se prezioso)
  6. una scala

Procedere come segue :

  1. Imburrare la fetta di pane (il dorarla in precedenza non e’ cosa necessaria ai fini dell’esperimento ma certo la renderà più gustosa sia da un punto di vista visivo che olfattivo. E’ comunque facoltativo e a gusto personale dello sperimentatore).
  2. Attaccare la fetta di pane alla schiena del gatto, con la parte non imburrata a contatto del pelo. Questa operazione comporterà diversi tentativi prima di riuscire a buon fine poiché il gatto e’ animale di natura schiva e sospettosa e renderà ardua la sua cattura e immobilizzazione (a seguito di numerosi test e’ emerso che in casi particolarmente gravi e’ consigliato l’uso di una ciabatta ben assestata sul cranio del felino reticente).
  3. Assicurarsi che la fetta di pane aderisca perfettamente alla schiena del gatto utilizzando tanta colla quanto abbisogna (a questo punto del procedimento gli ecologisti già staranno lanciando pietre alle finestre inneggiando slogan animalisti, ma non bisogna farsi prendere dal panico: il vero scienziato non demorde. Egli SA che la scienza e’ al di sopra di queste piccole beghe di sparuti gruppi di ignoranti: EGLI pensa al bene dell’umanità intera!)
  4. Adagiare il tappeto per terra e posizionarvi accanto la scala.
  5. Salire sulla scala portando seco il gatto.
  6. Arrivati all’ultimo piolo voltarsi verso il tappeto, tracciare mentalmente la perpendicolare dal centro del tappeto e su quella retta immaginaria lasciar cadere il gatto verso il tappeto.

La sicura riuscita dell’esperimento si basa su due fondamentali e universali assiomi:

· un gatto cade sempre in piedi
· una fetta di pane imburrata cade sempre dalla parte del burro (legge di Murphy)

Date queste premesse si vedrà il gatto volare verso il tappeto protendendo le zampe e quasi contemporaneamente lo si vedrà girarsi sino a che sarà la fetta di pane col burro protendere verso il tappeto. Si produrrà insomma, in un moto continuo e imperituro, una successione di

GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO
GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO
GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO
GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO
GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO
GATTOBURROGATTOBURROGATTOBURROGATTOBURRO

…e cosi’ via.

Collegando opportunamente ai soggetti (gatto e pane/burro) carrucole, pulegge, ruote e quant’altro si renda necessario, si potrà convogliare questa incredibile energia per quasi qualsiasi cosa.

Questa fonte di energia, questa eterna dinamo naturale, economica, ecologica e al contempo tecnologicamente avanzata senza pero’ perdere di vista la semplicità della quotidiana vita, e’ sicuramente la risposta a tanti problemi dell’umanità.

(thx Tauro)

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Email Reborn

Ora che Google è tornato a indicizzarmi posso riprendere a parlarne bene 🙂

Gmail per esempio è entrato nella mia vita solo per due motivi:
1. era la mail di Google
2. offriva 1GB di spazio (ora sono due)

All’inizio era difficilissimo avere un’account, era in beta (anzi lo è ancora) ma era troppo da geek averne una e comprai addirittura l’invito (sì, funziona ad inviti) su ebay per pochi dollari…

Ora, non voglio citarne i meriti come la genialissima gestione a cartelline dei thread di conversazione, o del plug in per il browser o dell’INCREDIBILE motore di antispam che ne passare una su un milione… No…

Ma è che grazie ad un servizio lanciato qualche tempo fa, e solo per chi teneva il client in inglese, è possibile dire a gmail di andare a leggere la nostra posta su altri provider, basta ricordarsi la password.

La mia mail “storica”, quella su ngi era oramai inutilizzabile, visto che tra forum, registrazioni su siti e palle varie riceveva una media di 2.500 (duemilaecinquecento) email di PURO SPAM al giorno, affogando qualunque , anche se rara, email buona.

Grazie a Mastro G la mia email è rinata 🙂

Certo, ho sempre quei 2.500 email ogni giorno nella cartellina Spam, ma tanto poi li cancella lui, il mio amico.. gmail.

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks

Melting Pot

Melting Pot letteralmente significa “crogiolo”, l’espressione viene usata per indicare l’amalgama di molti elementi diversi che da luogo ad un comportamento condiviso. Melting pot inoltre è il nome che viene dato alla città di Londra in ragione del fatto che proprio in questa grande metropoli vivono milioni di persone, di razze e culture tra loro molto diverse, proprio come in un grosso calderone.

Questa quantomeno la definizione di Wikipedia. Quindi oltre a la succitata Londra, qualunque metropoli è un melting pot, tipo Parigi o New York.

Milano (anche se in dimensioni non è paragonabili a quelle città lì) mi si sta sempre più internazionalizzando (di riffa o di riffa) e oramai non è più strano prendere un metrò o entrare in un negozio e ascoltare conversazioni in una qualunque lingua.

Certo oramai il tutto è inquinato da una sacco di parole in italiano (ne parlavo già mesi fa) ma il casino, la mescolanza, i diversi colori/toni/sfumature, il melting pot insomma c’ha un suo cazzo di fascino.

Ma c’è una fase due.

Del tipo che sei in coda a un BK (Sempre Sia Lodato) e ti trovi davanti due ragazzini sui 16/17 un casino abbronzati, tanto che ti rendi conto che con quel colore lì di pelle ci sono nati.
Sono in coda per il loro Santo Double Whopper (Sempre Sia Lodato) e se la ciaccolano tranquillamente.
Tu ti aspetti di sentire una lingua aliena, o quantomeno qualche inflessione.

E invece “Oh bella zio, ieri mi ha telefonato quella gnocca della Stefi che voleva uscire. Ma questa qui mi stressa.. cioè io non ho voglia di stripparmi con ‘sta qui che la sera dopo vedo la Vero”

e l’altro “Da paura Bro. La Stefi me la infiocino io se vuoi. Bella.”

Porco Mondo parlano come dei bimbiminkia milanesi.. no anzi, parono addirittura brianzoli (ci mancava un “Trooopppo Giusto” alla Zampetti ed eravamo a posto).

Marò, sono le seconde generazioni. O facendo i conti magari sono pure le terze, e oramai della Lingua dei Loro Padri magari non sanno più un tubo. O forse sono come me che so 5 parole di Bergamasco e il mio povero nonno (che non parlava italiano praticamente) facevo una fatica boia a capirlo tanto che da bambino avevo il terrore di rimanere in una stanza con lui senza l’ausilio traduttore della mia povera nonna 🙂

Milano oramai si avvia al Melting Pot. Ed è tutto sommato divertente.

Bella lì raga, che storia !

  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks