Nasty Sciura*

La mia Adorata Compagna sostiene c’hio non riesca ad andare in giro ed a mescolarmi con i miei simili senza finire in rissa (verbale eh) con qualcheduno.

La verità è che sono insofferente a parecchie cose, e delle volte faccio fatica a non intervenire quando assisto a manifestazioni di Ignoranza Sentenziante, ma questo è un altro discorso e delle volte io non c’entro proprio nulla.

Il sabato mattina di solito vado a fare la spesa in solitaria ad un vicino supermercato. La scelta della mattina prestuccio porta con la frequentazione di dette superfici dedite al commercio al dettaglio di un sacco di persone un po’ in là con l’età. Frotte di pensionati stazionano di fronte ai vari banchi (quelli dove devi prendere il numeretto) e se la ciaccolano tra di loro, coinvolgendo sovente gli addetti al servizio clienti, che nel 90% dei casi (abitando noi in un bel paesello del varesotto) sono persone conosciute ecc..

È tutto un gioviale discorso, un chiedere come stanno amici e parenti e notizie su figli e risultati scolastici.

Che bello. Ma questi un po’ bivaccano.

Quella mattina lì hanno delle belle bistecche in promozione e decido di farmene tagliare un paio belle alte emulando un po’ una Chianina, che a casa con ‘sta storia della gravidanza qualcuno mi è diventato più famelico del solito

Vedendo il bivacco canuto composto da una ventina di persone mi faccio due conti: i 2 macellai impiegano un par di minuti circa a cliente, ho quindi una buona ventina di minuti per fare altro; prendo il numeretto e me ne vado alla ricerca degli altri prodotti inseritemi nella lista. Continua a leggere

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Di-zió-ne

Capita che, specie se non sei a casa tua che la televisione “normale” oramai non la vedi più, tu ti imbatta in una fiction; una di quelle italiane, fatta e prodotta nel nostro Bel Paese.

Quelle robe lì le fan bene, che anche se non te ne frega un razzo un po’ ti prendono ed un po’ le segui.

Mi è capitato di vederne un paio di sguincio, una su una storia credo in Sicilia con delle motovedette e dei mafiosi, ed un altra che credo fosse ambientata in un grande centro commerciale.

Guardo il tutto, tra l’annoiato e l’assonnato, e qualcosa stona.
Non lo comprendo subito subito, so solo che quando gli attori principali parlano mi danno un fastidio della madonna.

Poi comprendo: parlano “in dizione”.
E non solo, parlano in modo enfatico, teatrale.

Tipo che il capo di non so quale polizia portuale si rivolge ad una tipa rapita con tti gli accèn-ti giù-sti e cón tte vo--li ni-che -n pro-nunzià-te.

Che bravi. Si vede che sono attori e han studiato un botto in quei corsi dove devi urlare in faccia alla gente e dire le parole con la bocca aperta tipo rana dalla bocca larga.

Uuuhh che bravi. Con quegli sguardi lì, quel modo di porsi un po’ istrionico in tutto; pure quando fanno la pipì o aprono una scatoletta di Simmental.

Oooh come siamo fortunati noi in Italia, che abbiamo i migliori doppiatori del mondo (a parte che in buona parte d’europa i film non si doppiano ma si sottotitolano), che se gli dici che sono “semplici” doppiatori loro si incazzano a fuoco e replicano “At-re, prè-go. So- ù-n At-re. Di Te-à-tro.”

Aaaahh che bello.

Ma cazzo. Nessuno, e dico NESSUNO, nella vita reale parla così.
Essù cazzo…

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Palombella Rossa

Delle volte ti rendi conto che stai usando da sempre delle parole, magari incastonate in locuzioni di uso comune, senza esserti mai chiesto il loro preciso significato.

Oddio, il significato ovviamente l’hai dedotto dal contesto in cui tale locuzione è utilizzata, ma non hai mai aperto un dizionariuccio per scoprirne il significato preciso.

Faccio un esempio che sennò sembro un Cecchi Paone ulteriormente rincretinito:

errore madornale

Hai sempre usato quel “madornale” nel senso di “un errore, grosso, incasinatissimo, sfacciato, della madonna”, ma non sei mica tanto sicuro del significato, visto che quantomeno assona con qualcosa d’altro.

Grazie all’avvento di internet noi pigri possiamo scoprire il significato di qualunque cosa con poco sbattito, quindi lungi da me utilizzare un dizionario pesantissimo e utilizzo il Santo Garzanti online che mi dice:

Etimologia: Lat. volg. *materna¯le(m), che è dal class. mate°rnus ‘materno’
Definizione:
1 (ant.) materno, da parte di madre | nato da madre legittima
2 (ant. , tosc.) si dice dei rami più grossi di una pianta, nati dal ceppo principale; anche, di ortaggio nato al centro della pianta e, in genere, di grosse dimensioni: carciofi madornali
3 (fig.) di straordinaria grossezza; spropositato (spec. fig.): un errore madornale

Ecco, deriva da materno. Anzi viene indicato come primo significato, e solo al terzo posto troviamo “spropositato”.

Soccia c’è da pensare, che di frasi così ce n’è un botto.

Ho deciso, non userò più nessuna parola senza aver prima consultato (e di bella) un dizionario; giusto per non cadere in errori tipo questo qui di mio fratello quando avevamo 15 anni:

Dadax: “Certo che la mamma di Giorgio è molto lasciva”

Io: “Lasciva ?!?!?!?!?!? ma cosa dici ????”

Dadax: “Massì dai.. che lo lascia sempre fare tutto, lo lascia uscire fino a tardi ecc..”

Io: “Cazzo vorrai dire Permissiva eh ..”

Dadax: “Perchè?!?! Lasciva non va bene?”

Io: “Fai tu… è un sinonimo elegante di Maiala”

Dadax: “Ah…”

Io: “Eh.”

P.S.
Scusa Dadax neh… 😛

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La Barzelletta Che Fa Ridere Solo Me (46)

Una scimmia sta seduta su un albero e si fa una canna.

Una lucertola passa lì sotto, guarda in alto e dice:

“Ehi! Che stai facendo?”

La scimmia le dice:

“Sto fumando una canna, sali e fatti un tiro!”

Così la lucertola sale, si siede accanto alla scimmia e si fanno un po’ di canne.
Dopo un po’ la lucertola dice di avere la bocca asciutta e va al fiume a bere. La lucertola è così fuori che si sporge troppo dalla riva e cade nel fiume.

Un coccodrillo vede la scena, nuota fino alla lucertola e la aiuta a raggiungere la riva, poi le chiede:

“Ma che stai a fà?”

La lucertola gli racconta che stava su un albero a farsi la canne con una scimmia, si è sballata troppo, ed è caduta in acqua mentre beveva.

Il coccodrillo, che non vede di buon occhio il consumo di sostanze psicotrope, va allora nella giungla, trova l’albero dove la scimmia si sta finendo l’ennesima canna, guarda su e dice:

“Hey, tu!”

La scimmia guarda giù e fa:

“Caaaaaazzo… da pauuuuraaaa… ma quant’acqua hai bevuto?!?”

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Einstein, la Relatività e le Taglie

Albert Einstein ci ha insegnato che il tempo è relativo.

Anzi, in molti scimmiottano tale rigorosissimo enunciato arrivando a pronunciare “tutto è relativo”, utilizzandolo un peletto ad minchiam per riferirsi al fatto che le cose sono spesso relative a chi le vede, confondendosi con il concetto di Soggettivo.

A volerla dire tutta il buon Albert ci voleva insegnare che il Tempo (ma a volerla dire tutta tutta anche lo Spazio) non è Relativo e bon, ma dipende dallo stato di moto (dalla velocità) di chi lo vive e/o lo misura.

Quindi il fatto che durante le ferie o i week end il tempo ti sembra passare via veloce, mentre al lavoro o a scuola non passa mai non è perché esso è Relativo a te ma semplicemente perché.. boh… il Tedio è una palla e sembra non finire mai.

Ma tutto ciò in realtà non c’entra un razzo e stavo solo SboroDivagando come al solito…

Dunque, un conto è Relativo e un conto è Soggettivo.
Soggettivo sono le cose che uno valuta dal Suo Esclusivo Punto di Vista, che è proprio del soggetto individuale e dipende dal suo modo di sentire e di pensare o dalle sue condizioni psicologiche, e quindi non è valido per tutti gli altri individui.

Ocio però !!! Non stiamo parlando della Vaccata Cosmica del “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, o di tutte quelle belinate lì, ma di cose veramente relative (uff..) al gusto personale.

Ad esempio:

La cacca fa schifo

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non È un dato oggettivo, ma assolutamente soggettivo. Il fatto che questo sia vero per i più (anche per il sottoscritto eh… non che poi uno pensa) non ne fa un dato assoluto visto che basta che al mondo ci sia uno o più fan della cacca (e ce ne sono) per renderlo, appunto soggettivo.

Quindi, detta così, il concetto di Relativo pare applicabile solo ad ambiti “alti”, fisici, siderali e alla velocità della luce.
Non è vero, ci sono dei concetti Relativi anche nella vita di tutti i giorni.

Per esempio:

La taglia XXL è un concetto Relativo

Nei capi di vestiario il concetto di “taglia” è assolutamente NON oggettivo.
E non parlo della “taglia 52”, che al limite ancora ancora ma anche no eh, ma di quella mania di importare tutto dagli USA che ha fatto sì che già dagli anni ’70 abbiamo cominciato a suddividere le INNUMEREVOLI dimensioni di una maglietta/ maglione/ ecc. in poche sigle: XS, S, M, L, XL, XXL.
In quest’ottica una maglietta XXL non è mai grande uguale come un’altra. Anzi, addirittura può essere di parecchie taglie differente.

Beh, mi si dirà, dipende dalla marca, non puoi certo confrontare due capi prodotti da aziende differenti.

Bah, dico io, in teoria anche no eh. Una taglia è una taglia, ma per amor di discussione proviamo a crederci e prendiamo due magliette della Nike (si dice niche): ovviamente a parità di marca e di taglia due XXL sono completamente differenti.

Allora mi si dirà che dipende dalla linea: una marca ha diverse linee di vestiario e una maglietta della linea Running è per definizione attillata rispetto a quelle pensate per il basket, quindi le due misure saranno differenti.

Vero dico io, ma compro da sempre la linea Basket e posso ASSICURARE che delle volte devo prendere la XL, delle volte la XXL e ALCUNE volte ho dovuto addirittura prendere la XXXL !!!! (ah, pare incredibile ma pesavo sempre uguale eh…)

Quindi il “concetto” di XXL è Relativo a… dunque…. lo stato di moto…. hummmm.. il sistema inerziale…. heemmmm… la velocità della luce… quindi la massa…. uhhhh.. l’energia che è uguale a…

Ok, il concetto di taglia XXL è una Pura Minchiata.
E bon.

P.S.
Questo è il mio 900° post !!!! Auuggurriiii !

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