Virtuosismi

Alle medie, durante la prima lezione di Musica, l’insegnante ti dà l’elenco delle cose che devi comprare per seguire le sue lezioni: un album con sù il pentagramma ed un flauto dolce.

Il Flauto Dolce che tutti hanno comunemente, e in maniera giusto un zic dispregiativa, il Piffero.

Lo vai a comprare con la tua mamma che si trova di fronte alla scelta tra un manufatto in plastica (il mio era verde) del costo di poche lire, alla massima espressione dell’artigianato strumentistico di un pezzo di legno di pero del Nepal lavorato a mano, ritto e ben tornito. La mamma sceglie la plastica e tu te ne vai a scuola il giorno dopo. Cominci a soffiarne dentro e a ricavarne sostanzialmente degli striduli (ah e tra l’altro scopri che in classe c’è qualche figlio/a di papà che ha quello in legno, magari con intarsi d’oro). L’insegnante ti mena il torrone per gli anni a seguire e tu al massimo impari a fare “Tu scendi dalle stelle” o a bearti di tronfiaggine quando riesci a tirarne fuori le 10 note della sigla della pubblicità del mulino bianco… e cose così.

Non puoi prenderlo sul serio. É un piffero e puoi solo fargli fare suoni buffi e fastidiosi. Il Vero Suono Bello Da Sentire lo fanno solo gli Strumenti Veri, tipo il flauto traverso o il clarinetto.

Passano gli anni e ti ritrovi in una serata molto tranquilla di musica dal vivo. Il gruppo fa un misto di folk e pezzi di Grandi Cantautori Italiani; e sono parecchio forti su De Andrè.

Ecco che all’inizio di un pezzo del mai dimenticato cantautore ligure (Un Giudice) esce una tipa con un flauto dolce bellissimo (a vedersi) e si appropinqua al microfono.

Tu pensi “vabbè, farà un po’ di note della intro e che lol“.

Invece la tipa attacca. E minKia ! Ci da dentrissimo, esegue una bellissima melodia anche molto tecnica e vedi le dita che si muovono lungo il fusto del flauto manco fosse un piano forte.

E pensi “mii… non è che lei ha il flauto bello e suona meglio.. questo è cazzo di virtuosismo!”

Torni a casa e da qualche parte hai un flauto che ti porti dietro da innumerevoli traslochi. Lo inforchi. Ci provi. Ma ‘sto cazzo. A punta.

Poi per caso cerchi in google per trovare l’immagine che accompagna questo post, e trovi questa pagina di una tipa che si è diplomata in flauto dolce! Al conservatorio !

Vedi a prendere sotto gamba le cose….

E giusto per rimanere in tema l’altra sera non riuscendo a dormire mi suggo un programma sui percussionisti nelle grandi orchestre sinfoniche, uno di quei documentari lì che vanno a notte fonda su quei canali tipo discovery ochessoio.

Un capellone in primo piano parla del triangolo e dice che “un suonatore di triangolo può trarre parecchia soddisfazione dal proprio strumento”

E io che penso “mavaacagher !!!! dal triangolo ?? che me lo davano all’asilo le suore insieme ai due legnetti per fare un po’ di baccano”

Minchia questo attacca con lo strumento per percuoterlo e “ti-ti-tin ti-ti-tin” prende il triangolo, lo stoppa con la mano, lo percuote in quel modo per ottenere suoni più smorzati, esegue delle sincopi e ha una mano talmente allenata che pare quasi rullare. Ne modula in qualche modo il suono e insomma… spacca di brutto !!!

Non ce n’è. Il virtuosismo può essere presente in ogni cosa, evidentemente.
E devo cambiare atteggiamento. La prossima volta che, chessoio, percuote dei flessibili in funzione con il proprio pene per ottenerne suoni, ne avrò il massimo rispetto.

Gommista

Io sono uno di quelli a cui le automobili non interessano.

Sono meri mezzi di trasporto, un costoso male necessario in qualche caso ed una opulenta comodità in altri, che servono per rendermi la vita meno tediosa, e bon.

Quindi non so nulla di modelli, tendenze, tecnologie e quant’altro. non ne so nulla e non me ne frega niente.

Per non parlare della manutenzione, altro male necessario. Quando capita vado dallo specialista addetto e mi affido nelle sue mani.

Oddio, se c’è da cambiare la lampadine di un anabaggliante mi ingegno eh, ma già se è la freccia laterale preferisco affidarmi ad un elettrauto , che di solito alla mia richiesta di aiuto mi guarda con un misto di tenerezza (tipo lo sguardo che si lancia ad un bimbo che impara ad andare in bici con le rotelle) e di malcelato disgusto (del tipo “ma casso alla tua età non sei buono di cambiare una lampadina ? e poi mi rompi le balle per una cosa del genere che alla fine ti devo chiedere sì e no 5 euro).

C’è anche da sommare la mia innegabile destrezza per i lavori manuali, tanto che da tempo mi definisco “maldestro e malsinistro“, visto che per solo per appendere un quadro con chiodo e martello sarei letteralmente capace di tirar giù una parete. Ma tant‘è..

Capita che delle volte ti rendi conto che gli pneumatici della tua autovettura sono consunti, addirittura lisi. E ti decidi (con dolore, visto che sai che costerà un pochetto) a rivolgerti ad un professionista della vulcanizzazione: il Gommista.

Mi reco quindi garrulo dal fuligginoso figuro che mi accoglie sorridente mentre si ripulisce le mani con una pezzuola:

Io: “Buongiorno, devo cambiare tutte e 4 le gomme della mia macchina” (la macchina era sotto gli occhi del signore in questione)

Gommista: “Bene, su che tipo di pneumatico era indirizzato ?”

Io: “Mah.. non lo so. Una cosa da non spendere troppo ma anche da non spendere poco che poi mi ritrovo le ruote fatte di gomma pane… si ricorda.. quella che si usava a scuola”

Gommista: (che non ha mica capito la battuta) “…. sì…. ok… ma lei che tipo di guida ha ?”

Io: “beh guardi.. come vede ho una Scenic. Una monovolume familiare… tipo di guida… boh… così se me lo chiede direi che ho una guida distratta ecco (non ride)… ma ecco se devo dire qualcosa di più inerente diciamo che io faccio un sacco di autostrada ecco”

Gommista: “Sì ma io parlavo del modo di guidare”

Lo guardo querulo.. e penso “Ma cazzo io ho una Scenic !!!! che tipo di guida vuoi che abbia ?? Sportiva da “tacco punta” su freno e acceleratore per affrontare tornanti ?? É una Scenic ?!?!?! è pesante e abbastanza voluminosa !! Mica ci monto le gomme da Rally”””
Mi calmo e rispondo.

“Una guida normale. Ma tendo a frenare parecchio”

Gommista: “ok, ha qualche preferenza sulla marca”

Io: “Guardi come avrà capito io non me ne intendo molto, e poi ho una Scenic. Una macchina che di solito prende chi ha famiglia o tanti cani, quindi… boh

Se ne va un po’ sconsolato. Torna con 3 pneumatici e me li mette in piedi uno di fianco all’altro.

Gommista: “Ecco vede le differenti scolpiture del battistrada ? Quale preferisce ?”

Scolpiture del battistrada ????
SCOLPITURE DEL BATTISTRADA ?!?!?!?!?!?!?!?!
MACHECAZZONESO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ma mi calmo e dopo un tempo interminabile indico sommessamente la gomma centrale.

A quel punto il Gommista parte e me le cambia.
Ma tutto oramai è avvolto da un imbarazzante silenzio.
Mi rende l’auto. Pago con il bancomat. Saluto in silenzio con un mezzo sorriso. E me ne vado.

Lui mi guarda andarmene e anche se non lo vedo me lo immagino fissarmi, scuotere la testa e roteare gli occhi al cielo.

Meno male che le gomme le cambio una volta ogni un bel po’…. bah…

Ma noooooo !!! Ancora ?!?!?!

Io ho addosso una sorta di maledizione.
Anni fa (8? 9?) durante il primo lan party di NGI (ILP: Italian Lan Party) fui ritratto mentre giochicchiavo a Quale III Arena con addosso la mia maglietta da Hockey con logo appunto di quel gioco.

E fin qui tutto bene.

(ah, ci tengo a dire che in quella foto ho addosso qualche kilo di più di ora eh…)

Peccato che sia finito nell’archivio di repubblica, sia del sito che del giornale cartaceo, ed ora OGNI volta che c’è un articolo su giovani disadattati traviati dal PC a causa di videogiochi e/o hacking e/o chat puerche e/o download illegale di pornazzi e/o MP3 ecco spuntare ‘sta casso di foto.

Anche oggi sono su R.it dove rappresento un povero cristo con una “disfunzione comportamentale nell’utilizzo di internet”.

Tempo fa finii pure sulla homepage come uno che parlava con lo slang di internet (il famoso leet o 1337 speack) e che non sapeva più scrivere in italiano.

Esiste anche una versione ENORME stampata su uno speciale sul P2P nell’edizione cartacea dove ero un giovane hacker alle prese con il download illegale di film e MP3.

Non se ne può più !!!

E poi le reazioni.

Si deve sapere che il mondo è popolato di persone che credono che se sei andato in televisione e/o appari su una rivista/giornale allora hai fatti i miGLiardi.

E mi rompono le palle.

Oppure quelli che mi dicono di querelare Repubblica e farmi dare tanti soldi.

Peccato che in quella immagine sono di schiena, ho in testa una bandana e il nick Adso non è il mio vero nome, quindi potrei essere chiunque.

Me la prendo solo con l’archivista del giornale che ogni volta gli viene detto “! trova una foto di un disadattato che usa il pc” tira sempre fuori la mia !!!

Eccheccazzo

Sibillino

Sibillino sta ad indicare un concetto, una frase o un fatto che si presta a diverse interpretazioni, oscuro, enigmatico come erano i responsi della Sibilla.

Le Sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente.

Alle superiori la mia professoressa di italiano (ho fatto l’ITIS ma questa veniva dal classico e ci ha spakkato i maroni a più non posso) amava citare uno dei responsi più famosi:

ibis redibis non morieris in bello

data da un oracolo a un soldato che, accingendosi a partire per la guerra, voleva conoscere il proprio destino.
In teoria, tradotto dal latino e senza punteggiatura alcuna (visto che amava ricordarci che il latino antico ne era quasi praticamente privo) significava:

andrai tornerai non morirai in guerra

La frase veniva citata a dimostrazione dell’ambiguità degli oracoli, perché assume due significati diversi a seconda che si faccia pausa prima del non (andrai tornerai, non morirai in guerra) o dopo il non (andrai, non tornerai, morirai in guerra).

“Sibillino” è la prima cosa che ho pensato questa sera quando tornando a casa sulla solita autostrada “Milano-Laghi” mi si è parato davanti agli occhi un cartello luminoso (quelli di recente installazione che danno informazioni alle volte molto scontate tipo “Nebbia” quando sei immerso nella bruma più lattiginosa, che ti viene sempre da dire “Ma va? Grazie eh!”):

Uscita di Catellanza chiusa per lavori oggi 24/06

Tu leggi la frase e pensi “ma che bulicci questi qui, si sono dimenticati un messaggio del 24 giugno” ingannato dal fatto che quella / venga di solito utilizzata per separare giorno e mese nello scrivere una data. Ci lolli un po’ e continui.

Ma ecco che pochi kilometri dopo ritorna:

Uscita di Catellanza chiusa per lavori oggi 24/06

E allora pensi “ma questi sono dei garrusi e checchineri. Eccheccazzo. Il 24 giuno era più di un mese fa!!!”.
Solo che ti scatta il dubbio. E poi capisci che intendevano “dalle 24 alle 6 del mattino” che non potevano scriverlo per problemi di spazio.

Certo che sono dei bagonghi !!! Bastava scrivere

Uscita di Catellanza chiusa per lavori oggi 2406

con un ciuffoli di trattino che non avrei sprecato più di 0.3 nanosecondi per comprendere il messaggio.

Sembreranno cazzate, ma la comunicazione, specie in questi casi, deve essere netta, mirata e comprensibile. E al volo! visto che stai andando a 130Km/h (minimo).

Un pessimo esempio. Un messaggio semplice semplice che rischia di finire alle cozze, e anzi di far pensare a molti (come è successo a me) che quello della gestione autostrade bevessero troppo slivoviz prima di mettersi alla tastiera.

O ci sono cascato solo io ?

Ender è un NetGamer (2)

Come già sostenevo qui, il gattino Ender è un piccolo e peloso NetGamer, che mi accompagna durante le mie sessioni di gioco.

Eccolo quindi godere del suono di World of Warcraft che pare piacergli molto.

E in questo caso mi è andata ancora bene visto che di solito ha gusti ben peggiori e molto più trash. Tipo che mi diventa matto per Metal Carter e l’orrenda Pagliaccio di Ghiaccio (da non ascoltarsi se ci si scandalizza, che fa davvero schifo) ed altre nefandezze del genere…

Ma cosa ci vuoi fare ? É trooopo carino quando muove il crapino a tempo sulla base di Amadeus di Falco… 🙂

Nuovi (e pelosi) Arrivi

Ma come fai quando ti dicono: “abbiamo visto 3 gattini abbandonati nel bosco. Siamo riusciti a prenderne uno. Cosa facciamo?”

La risposta non può che essere (dapprima della mia compagna, ma subito avvallata dal sottoscritto) : “Portamelo qui a Morazzone Downtown!”

Ed ecco arrivato Puck. Un gattino bianco e macchiatino con lo sguardo strano, quasi triste… da Pierrot. Puck è il nome di un folletto del bosco, e non poteva essere il nome migliore da dare a un trovatello boschivo 🙂

Ender appena lo ha visto non ci stava dentro !!! Finalmente un compagno di giochi (che pare avere più o meno la stessa età).
Abbiamo però scoperto un lato di Ender che non conoscevamo. É manesco, terribile e materiale.
Lo avevamo visto in azione con il cagnone di casa a mordere e a graffiare ma immaginavamo che fosse una sorta di reazione del tipo “giochiamo ma sei sempre un cane.”

E invece eccolo qui:All’inizio Puck non sapeva come reagire, ma poi ha cominciato pure lui a dargliele e ora vanno tutto sommato d’amore e d’accordo.

Puck ha dormito tutta la notte addosso al sottoscritto (sì, io ho dormito pochissimo) mentre Ender è un gatto mammone e va ad insediarsi nell’altra metà del lettone 🙂

Ecco altre foto dei due.