Di-zió-ne

Capita che, specie se non sei a casa tua che la televisione “normale” oramai non la vedi più, tu ti imbatta in una fiction; una di quelle italiane, fatta e prodotta nel nostro Bel Paese.

Quelle robe lì le fan bene, che anche se non te ne frega un razzo un po’ ti prendono ed un po’ le segui.

Mi è capitato di vederne un paio di sguincio, una su una storia credo in Sicilia con delle motovedette e dei mafiosi, ed un altra che credo fosse ambientata in un grande centro commerciale.

Guardo il tutto, tra l’annoiato e l’assonnato, e qualcosa stona.
Non lo comprendo subito subito, so solo che quando gli attori principali parlano mi danno un fastidio della madonna.

Poi comprendo: parlano “in dizione”.
E non solo, parlano in modo enfatico, teatrale.

Tipo che il capo di non so quale polizia portuale si rivolge ad una tipa rapita con tti gli accèn-ti giù-sti e cón tte vo--li ni-che -n pro-nunzià-te.

Che bravi. Si vede che sono attori e han studiato un botto in quei corsi dove devi urlare in faccia alla gente e dire le parole con la bocca aperta tipo rana dalla bocca larga.

Uuuhh che bravi. Con quegli sguardi lì, quel modo di porsi un po’ istrionico in tutto; pure quando fanno la pipì o aprono una scatoletta di Simmental.

Oooh come siamo fortunati noi in Italia, che abbiamo i migliori doppiatori del mondo (a parte che in buona parte d’europa i film non si doppiano ma si sottotitolano), che se gli dici che sono “semplici” doppiatori loro si incazzano a fuoco e replicano “At-re, prè-go. So- ù-n At-re. Di Te-à-tro.”

Aaaahh che bello.

Ma cazzo. Nessuno, e dico NESSUNO, nella vita reale parla così.
Essù cazzo…

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Palombella Rossa

Delle volte ti rendi conto che stai usando da sempre delle parole, magari incastonate in locuzioni di uso comune, senza esserti mai chiesto il loro preciso significato.

Oddio, il significato ovviamente l’hai dedotto dal contesto in cui tale locuzione è utilizzata, ma non hai mai aperto un dizionariuccio per scoprirne il significato preciso.

Faccio un esempio che sennò sembro un Cecchi Paone ulteriormente rincretinito:

errore madornale

Hai sempre usato quel “madornale” nel senso di “un errore, grosso, incasinatissimo, sfacciato, della madonna”, ma non sei mica tanto sicuro del significato, visto che quantomeno assona con qualcosa d’altro.

Grazie all’avvento di internet noi pigri possiamo scoprire il significato di qualunque cosa con poco sbattito, quindi lungi da me utilizzare un dizionario pesantissimo e utilizzo il Santo Garzanti online che mi dice:

Etimologia: Lat. volg. *materna¯le(m), che è dal class. mate°rnus ‘materno’
Definizione:
1 (ant.) materno, da parte di madre | nato da madre legittima
2 (ant. , tosc.) si dice dei rami più grossi di una pianta, nati dal ceppo principale; anche, di ortaggio nato al centro della pianta e, in genere, di grosse dimensioni: carciofi madornali
3 (fig.) di straordinaria grossezza; spropositato (spec. fig.): un errore madornale

Ecco, deriva da materno. Anzi viene indicato come primo significato, e solo al terzo posto troviamo “spropositato”.

Soccia c’è da pensare, che di frasi così ce n’è un botto.

Ho deciso, non userò più nessuna parola senza aver prima consultato (e di bella) un dizionario; giusto per non cadere in errori tipo questo qui di mio fratello quando avevamo 15 anni:

Dadax: “Certo che la mamma di Giorgio è molto lasciva”

Io: “Lasciva ?!?!?!?!?!? ma cosa dici ????”

Dadax: “Massì dai.. che lo lascia sempre fare tutto, lo lascia uscire fino a tardi ecc..”

Io: “Cazzo vorrai dire Permissiva eh ..”

Dadax: “Perchè?!?! Lasciva non va bene?”

Io: “Fai tu… è un sinonimo elegante di Maiala”

Dadax: “Ah…”

Io: “Eh.”

P.S.
Scusa Dadax neh… 😛

Einstein, la Relatività e le Taglie

Albert Einstein ci ha insegnato che il tempo è relativo.

Anzi, in molti scimmiottano tale rigorosissimo enunciato arrivando a pronunciare “tutto è relativo”, utilizzandolo un peletto ad minchiam per riferirsi al fatto che le cose sono spesso relative a chi le vede, confondendosi con il concetto di Soggettivo.

A volerla dire tutta il buon Albert ci voleva insegnare che il Tempo (ma a volerla dire tutta tutta anche lo Spazio) non è Relativo e bon, ma dipende dallo stato di moto (dalla velocità) di chi lo vive e/o lo misura.

Quindi il fatto che durante le ferie o i week end il tempo ti sembra passare via veloce, mentre al lavoro o a scuola non passa mai non è perché esso è Relativo a te ma semplicemente perché.. boh… il Tedio è una palla e sembra non finire mai.

Ma tutto ciò in realtà non c’entra un razzo e stavo solo SboroDivagando come al solito…

Dunque, un conto è Relativo e un conto è Soggettivo.
Soggettivo sono le cose che uno valuta dal Suo Esclusivo Punto di Vista, che è proprio del soggetto individuale e dipende dal suo modo di sentire e di pensare o dalle sue condizioni psicologiche, e quindi non è valido per tutti gli altri individui.

Ocio però !!! Non stiamo parlando della Vaccata Cosmica del “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, o di tutte quelle belinate lì, ma di cose veramente relative (uff..) al gusto personale.

Ad esempio:

La cacca fa schifo

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non È un dato oggettivo, ma assolutamente soggettivo. Il fatto che questo sia vero per i più (anche per il sottoscritto eh… non che poi uno pensa) non ne fa un dato assoluto visto che basta che al mondo ci sia uno o più fan della cacca (e ce ne sono) per renderlo, appunto soggettivo.

Quindi, detta così, il concetto di Relativo pare applicabile solo ad ambiti “alti”, fisici, siderali e alla velocità della luce.
Non è vero, ci sono dei concetti Relativi anche nella vita di tutti i giorni.

Per esempio:

La taglia XXL è un concetto Relativo

Nei capi di vestiario il concetto di “taglia” è assolutamente NON oggettivo.
E non parlo della “taglia 52”, che al limite ancora ancora ma anche no eh, ma di quella mania di importare tutto dagli USA che ha fatto sì che già dagli anni ’70 abbiamo cominciato a suddividere le INNUMEREVOLI dimensioni di una maglietta/ maglione/ ecc. in poche sigle: XS, S, M, L, XL, XXL.
In quest’ottica una maglietta XXL non è mai grande uguale come un’altra. Anzi, addirittura può essere di parecchie taglie differente.

Beh, mi si dirà, dipende dalla marca, non puoi certo confrontare due capi prodotti da aziende differenti.

Bah, dico io, in teoria anche no eh. Una taglia è una taglia, ma per amor di discussione proviamo a crederci e prendiamo due magliette della Nike (si dice niche): ovviamente a parità di marca e di taglia due XXL sono completamente differenti.

Allora mi si dirà che dipende dalla linea: una marca ha diverse linee di vestiario e una maglietta della linea Running è per definizione attillata rispetto a quelle pensate per il basket, quindi le due misure saranno differenti.

Vero dico io, ma compro da sempre la linea Basket e posso ASSICURARE che delle volte devo prendere la XL, delle volte la XXL e ALCUNE volte ho dovuto addirittura prendere la XXXL !!!! (ah, pare incredibile ma pesavo sempre uguale eh…)

Quindi il “concetto” di XXL è Relativo a… dunque…. lo stato di moto…. hummmm.. il sistema inerziale…. heemmmm… la velocità della luce… quindi la massa…. uhhhh.. l’energia che è uguale a…

Ok, il concetto di taglia XXL è una Pura Minchiata.
E bon.

P.S.
Questo è il mio 900° post !!!! Auuggurriiii !

Don't Believe The Hype

Nel 1988 i Public Enemy cantavano Don’t Believe The Hype, ovvero Non Credere nella Montatura perpetrata dai Media.

Certe notizie, certi fatti, paiono andare di moda; paiono avere un momento di vampata che sembra che poi ne accadono un botto tutti uguali.

Un cane morde una bambina a Velletri ? Ecco che nei giorni successivi almeno altre 20 bambine vengono morse da altrettanti animali. Un anziano viene rapinato da un falso messo comunale a Gerenzano ? Ecco che in tutta la penisola sono 122 gli anziani che ogni giorno vengono brutalizzati da persone che si fingono qualcun altro.

Giusto stamattina ascolto la radio e sento un veterinario che racconta che di casi di mucca pazza ce ne sono ancora, qualcheduno ed isolato, solo che non fa più notizia. Lo stesso per quanto riguarda l’influenza dei polli che dice essere un problema ciclico, che si ripresenta a fasi alterne e che tutto sommato c’è sempre stato. Solo, dice lui, non ha più tutta quella eco sui media.

A parte che qui si dovrebbe aprire un capitolo sulle annunciate pandemie che hanno in fin della fiera ammazzato meno persone del mondo di quante ne ammazzi tutti gli anni la banale influenza invernale, ma questo è un altro discorso.

Ti chiedi come si faccia a scegliere le notizie. E come mai poi tutti vanno a ruota.
Come mai si parla ad un certo punto di cani che uccidono, visto che a quanto pare (e purtroppo) succede spesso ?
E come mai poi tutti dietro a pubblicare decine e decine di casi del genere per qualche giorno/settimana, per poi spegnere il tutto nel nulla ?

Tipo che l’altro giorno al bar, non trovando null‘altro che La Prealpina (il giornale locale di Varese e Provincia, che trova nei necrologi le pagine più lette di sempre) , mi sono costretto a leggere notizie e notiziuole dei paeselli dell’Insubria sperando di trovare qualcosa di più interessante del gatto di qualcheduno finito sulla pianta di kiwi di qualcun altro che, incazzatissimo, si sfoga sulle pagine del quotidiano minacciando ricorsi alla magistratura e lanciando anatemi agli amanti di animali tutti.

Ad un certo punto un piccolo (piccolissimo) trafiletto attira la mia attenzione:

Anziano soffoca compagno di stanza in Ospizio
“Russava e non mi faceva dormire”

Cazzo. Leggo. Inorridito.
In cinque righe cinque si racconta la storia di un uomo di 82 anni (!!!) che logorato dal fragoroso russare del quasi coetaneo compagno di stanza che lo teneva sveglio da innumerevoli notti, ha deciso di soffocarlo premendogli un cuscino sulla faccia.

Minchia. Lo ha ammazzato.
Un anziano. In un Ospizio di Vergate sul Membro (VA) o chessoio.

E hanno scritto cinque righe in un box lasciato a languire in fondo alla pagine di “Cronache del Varesotto“.

Sono rimasto basito. Sul serio !!
Come minimo è una cosa da prima pagina, da servizi in tutti i giornali.

Come minimo il TG5 doveva dedicarci un’intera edizione e….

Ah no… niente tette… niente gossip… niente culi…

Doveva essere una cosa tipo “Anziano gay, parente di Cristiano Malgiolio, soffoca…”, e lì si che i titoloni..

Ecco perché.

TecnoSciura*

Sei in fila alla cassa dell’IPER, al nuovissimo Centro Commerciale Belforte.

Fa un caldo maledetto. Visti i primissimi freddi questi hanno accesso gli scaldini a paletta, per permettere ai loro addetti di lavorare in polo, dimenticandosi che la gente entra nel centro commerciale in piumino. E suda.

Io sudo. E sbuffo. E sto diventando ancora più insofferente del solito.

Ma questa è un’altra storia, anzi in effetti non c’entra un tubo, e comunque ne avevo già parlato.

Comunque sono in coda, e sento alle mie spalle una voce di donna che dice:

“Hai riavviato il router ?”

Mi giro al volo, primo perché la voce è di donna (che, passatemelo, fa strano visto che quantomeno statisticamente le donne tecnologiche non sono molte, e non c’è nulla di male in questo) , e secondo perché la voce è di Donna, al primo ascolto di una certa età, e non certo di una ragazzina.
Mi giro anche perché delle volte è buffo ascoltare i problemi tecnologici degli altri (e sforzarsi per non intervenire quando sparano Enormi Cazzate, ma anche questa è un’altra storia sulla quale un giorno mi cimenterò..), e quindi lo faccio con quel sorrisino lì, di quello che sa, di quello che si diverte, ed in ultima analisi di quello pronto a ridere delle tecnovaccate che ascolterà.

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Trovo una bella signora, di quell’età indefinibile che è sopra i 60 ma non ancora 70. Vestita come dovrebbe essere, capello canuto, corto e ben tenuto che invece mi prorompe in un:

“Il led della linea è andato su? Come cosa vuol dire ? È quello con scritto ADSL. È verde. Prima lampeggia e poi rimane fisso”

Soccia, penso io, questa qui non mi è mica sprovveduta, anzi.

“Ok, ora guarda il led (LA LUCINA!!) con scritto TX. Lampeggia?”

Cazzo, ne sa a pacchi. Sono intimorito.
Ma lei continua.

“Non lampeggia ? Allora c’è la portante ma c’è qualche problema di autenticazione in centrale”

MECOJONI !!!

“Quindi se non ha cambiato le impostazioni e la login (e se non lo hai resettato duro)…”

HA DETTO “DURO”. Resettato “duro” !!! Miii è troppo da chi ne sa un bel po’ !!!

“… devi chiamare il numero dell’assistenza e farti aprire un guasto. Sì.. digli che il router si allinea ma non si autentica… sì, digli così. Bon, fammi sapere eh. Ciao”

Chiude il cellulare e lo ripone nella borsetta (anch‘essa molto da Sciura*).

Io la guardo sbalordito. Anzi la fisso. Forse un po’ troppo. E forse devo avere una bella faccia da ebete perché lei se ne accorge e mi fa lo sguardo ” ‘zzo vuoi ?” che mi costringe a fingere di guardare ovunque tranne che lì.
Ma è il mio turno alla cassa. Pago e me ne vo.
Ma prima di dileguarmi non ce la faccio, e la fisso pericolosamente ancora per un po’.

Minkia, avrei un sacco di domande da farle !!!
Ho la curiosità che è salita alle stelle, ha toccato l’apice e continua a fare DING, come quei giochi con i martellone che si vedono nei Luna Park di Happy Days.

Chi era ? Un ingeniere in pensione ? Un premio Nobel en travesti ?
E a chi parlava ? Altro anziano che si sta lanciando nella tecnologia ? O al figlio ? Al nipote ??

Cazzo che scimmia. Io la devo ribeccare. Io devo sapere. DEVO…

P.S.
Ma nel manifesto che ho messo come foto, che ho trovato in google digitando “tecnologia anziani” non pare che il vecchietto faccia la linguetta libidinosa tipo il miglior Fantozzi mentre mi smanaccia la tipa ? O sono malato io ??

*Sciura: in dialetto Lombardo sta per Signora

Consuma un'arancia al giorno

Quando posso, faccio colazione in Autogrill.

Un po’ perché è comodo, con tutta quella cortesia, la disponibilità e l’innegabile ampio parcheggio. Un po’ perché c’è il menù cappuccino che preso con il succo ACE è innegabilmente conveniente.
E un po’ pure perché hanno il Pain au Chocolat, il trionfo della briosc surgelata su ogni genere di freschezza.

Da tempo loro spingono sulla spremuta, e hanno quella macchina lì che butti tutto dentro senza sbucciare e “hop“, da una parte esce il succo e dall’altra le arance spolpate.
Figata 🙂

Ma stamattina c’era un cartello appeso al soffitto, con una campagna in collaborazione nientemeno con il Ministero della Salute:

Consuma un’arancia al giorno

e a seguire tutto un elenco di innegabili proprietà del rigonfio di vitamina C frutto.

Dopo le mele, che sappiamo tutti levarci dai maroni medici e affini, anche le arance spaccano come non si può.
Sorrido, e tanto ordino l’ACE che la spremuta a me mi si piazza sullo stomaco e mi fa fare quei rutti l’, quelli con il ritorno, acidi acidi che rischi di spruzzare qualcheduno ottenendo un simpatico effetto alla sangue di Alien.

Gusto il tutto e poi mi fermo a pensare al verbo “Consuma”.
Non mi piace, mi suona strano.

Il Garzanti mi dice che “consumare” è, prima di tutto “far scemare o logorare con l’uso; esaurire, terminare”. E mi immagino uno che prende un’arancia e la consuma, la rovina, la strascica per terra, ci da dentro con una lima bastarda, la brucicchia con l’accendino, ci salta sopra, la tira contro un muro e alla fine prende il cadavere consumato e liso e lo seppellisce.

Quella parola proprio non mi piace.
Certo, pure “Mangia un’arancia al giorno”, boh.. non era un granché.

Ma allora perché non usare un linguaggio un po’ più gggiovane (ma nemmanco tanto) e prorompere in un bel

Fatti un’arancia al giorno

Dai “fatti” è meglio. Vuol dire tutto e niente.
Va dal mangia, al bevi a “infilatela nel culo”.
Ci sta.