Informatichese

Il linguaggio tra tecnici è assolutamente riconoscibile.

Se dici “scrollare il monitor” o “committare la query” diciamo che un ignaro esterno può intuire che trattaci di slang da iniziati.

Però ci sono dei trabocchetti che colgono i più e i meno scafati.

Mandatorio è una parola che pare italiana, ma che italiana non è.

In realtà deriva dalla parola inglese Mandatory, che significa obbligatorio, un termine parecchio presente nei manuali informatici.

E’ che molti non lo sanno e oramai la usano nel linguaggio comune.. anzi scommetto che tra un po’ quei divoratori di crusca dell’accademi me lo inseriranno di riffa o di raffa nel dizionario.

Però è buffo, se senti uno dire “no guarda.. è mandatorio fare questa cosa” e sembra che parli uno che ha una certa dimestichezza con l’italiano.. e forse forse un po’ se ne bulla.

Invece è un pirla.

Calore

E’ autunno e una delle cose fighe per quel che mi riguarda è il mettersi il giubotto.

Non perchè mi piace come mi sta, o penso di essere figo; ma mi piace la sensazione che mi da averlo addosso.

E fin qui, chissene…

Capita allora che sei a Milano e sei in giro con il tuo bel giubottone, ed entri in un centro commerciale… non so… giusto per dirne uno il Saturn di V.le Certosa..

Ecco, entri e ci saranno 30 gradi… cazzo fa un caldo paiura.. e non è manco uno di quei posti dove prendi il carrello e ci metti dentro il giubbotto e via..

Quando è così caldo tendo a diventare idrofobo, irritato e irritabile e non vedo l’ora di uscire di lì.. in fretta.

Cari gestori di ‘sti posti qui, io capisco che mi volete far lavorare le maestranze in magliettina, comprendo benissimo eh..

Ma è da pirla considerato il fatto che non vedendo l’ora di uscire al freschino uno non gira manco per il negozio che magari qualche vaccata in più la compra.

Non dico fare un servizio guardaroba all’ingresso (oddio nei grandissimi centri commerciali non sarebbe manco una brutta idea, che vedi famiglie intere con tutti i cappotti nel carrello), ma abbassare quel cicinin la temperatura così gli impiegati mi lavorano in golfino magari, e io non muoio e magari, ma magari eh, sto un po’più inside e ti compro la promozione del tagliapeli da naso a 6.99.

Che odio.. Che tedio.. Che cazzo di caldo…

Entropia

In termodinamica l’entropia è una funzione di stato che si introduce insieme al secondo principio della termodinamica e che viene interpretata come una misura del disordine di un sistema fisico o più in generale dell’universo. In base a questa definizione possiamo dire che quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta.

Questo quanto recita la voce (contento Ice?) su Wikipedia.

In pratica possiamo definire l’entropia come la misura di tutto il casino che c’è nell’universo. Tale casino è alimentato in ogni momento da tutto ciò che va perduto.

Per esempio: se giri il cucchiaino del caffè per far sciogliere più in fretta lo zucchero generi più entropia che aspettando che si sciolga da solo.

Un giorno tutto sarà Entropia e L’Universo finirà.

Questo in soldoni (poi ingegneri come Donaitan romperanno i maroni sulla spiegazione estremamente semplicistica), ma tant’è… 🙂

Ho scoperto per bene l’ Entropia al primo anno di Università, e da allora mi ha sempre inquietato.

Il pensare che ogni mia azione, anche il grattarmi il culo, generi una dispersione di energie che aumeta il Caos nell’Universo mi ha turbato qualche sonno.

Uno pensa di fare la sua vita, di essere di passaggio, ma invece contribuisce quel zic a far finire il Tutto.

E da allora cerco di starci un po’ attento, o quantomeno di creare Entropia con stile.

Tipo che quando sono al bar e prendo il caffè (non uso più il cucchiano che lo bevo senza zucchero, da vero Uomo) ed è troppo caldo invece di soffiare e basta fischio un’allegro motivetto.

Magari anche qualcosa di classico. Oggi per esempio era la Primavera di Vivaldi.

Certo… gli altri avventori mi guardano come un pirla.

Ma io SO che sto uccidendo lentamente anche loro… ma almeno con un po’ di Arte.

La Barzelletta Che Fa Ridere Solo Alice

In mare, nel corso di una notte buia e senza luna, una motovedetta dei Carabinieri avvista una luce di fronte a sé in rapido avvicinamento. I carabinieri, prontamente, con il faro di segnalazione in linguaggio Morse intimano: “VIRATE DALLA NOSTRA ROTTA!”
La risposta, sempre in segnali luminosi Morse, è immediata: “VIRATE VOI!”
Sorpresi dalla risposta, i carabinieri ripetono l’intimazione: “SIAMO UNA MOTOVEDETTA DEI CARABINIERI, VIRATE DALLA NOSTRA ROTTA!” La risposta è di nuovo la stessa: “VIRATE VOI!”…
La comunicazione luminosa si fa serrata: “SONO IL MARESCIALLO DE PASQUALE, DELLA MOTOVEDETTA DEI CARABINIERI, VIRATE DALLA NOSTRA ROTTA!” La risposta è ancora quella: “VIRATE VOI!!!” Il tenente decide di prendere in mano la situazione: “SONO IL TENENTE LO MORNO, COMANDANTE DELLA MOTOVEDETTA DEI CARABINIERI, SE NON VIRATE DALLA NOSTRA ROTTA APRIAMO IL FUOCO!”
A questo punto la risposta cambia: “SONO GIUSEPPE, IL GUARDIANO DEL FARO. FATE UN PO’ COME CAVOLO VI PARE!”

(P.S. Alice è una mia collega che con questa barzelletta si sganascia…. boh..)

Colpo Di Pistola

Ti farò male più di un colpo di pistola
È appena quello che ti meriti
Ci provo gusto me ne accorgo ed allora
Non mi vergogno dei miei limiti e lividi
Come ti gira dopo un colpo di pistola
Ti vedo un po’ a corto di numeri
Ci provo gusto me ne accorgo ed allora
Non mi seccare coi tuoi alibi alibi

(Subsonica – Microchip Emozionale – 1999)

Battery

Ci sono canzoni che appena le mettono su alla radio e senti due note le riconosci subito.

Quel riff, quel particolare suono, quel grido del cantante con voce particolare ti fanno saltare subito in mente il titolo, manco che fossi a Sarabanda.

Però in genere sono tutti attacchi di chitarra, o al massimo massimo di piano/tastiera/organo/hammond.

Di attacchi di batteria ce n’è pochissimi. Intendo di così evocativi.

Ah ovviamente parlo di canzoni note al grande pubblico, non mi si obbietti citando quel tal giro di batteria di Ginger Baker dei Cream che tanto i Cream li conosciamo in tre…

Dicevo.. di batteria non c’è n’è.. A parte forse Sunday Bloody Sunday degli U2 (e tirato tirato Dance Little Sister di Terence Trent d’Arby).

Quando attacca il “ta-ta-ta-ta tà” di Larry Mullen Jr uno pensa subito al successivo riff di The Edge e via così…

Però è un peccato.. sarà che la batteria è stato il mio primo amore adolescenziale, che verso i 15 anni sono riuscito a comprarne una usatissima e a spakkare i maroni a parentado e vicinato, sarà che forse mi ricordo solo quel pezzo lì, ma in tutta onestà non mi viene in mente altro.

Peccato sul serio.

DISCLAIMER per gli anglofoni
So BENISSIMO che Battery non vuol dire Batteria nel senso italiano dello strumento, ma che si dice Drum Set, perciò non ropetemi le palle 🙂