Ci sono quelli lì che non si ammalano mai.
Delle rocce, che non sanno cos’è un raffreddore o un potentissimo mal di gola, e che , anche se gli capita, basta un teuccio caldo o una mezza aspirina per far passare tutto.
Ricordano vagamente il periodo delle malattie infantili come ultimo momento dove stavano a letto per giorni.
Anzi di più, sono talmente inossidabili che “se la febbre non è almeno a 39° manco me ne accorgo”
Questi signori qui mi stanno sonoramente sul bassissimo ventre.
Ma non per invidia eh, ma per scarse capacità empatiche.
Non riescono ad immedesimarsi con te che pur non avendo fatto manco una malattia infantile da piccolo, con tua madre che ti obbligava a dare degli inefficaci bacetti a tuo fratello per prendere la varicella o con la maestra che ti rimandava a casa durante l’epidemia di morbillo che aveva colpito tutta la classe (essendo l’ unico alunno sano e presente), ti fai stendere da una febbriciattole e da due tonsille che parono due manubri di un ape piaggio, di quelli degli anni ’60… in ghisa vera.
Son tutti un sorrisi e battutine del tipo “davvero con 38.1 di febbre non riesci a cogitare compiutamente ? pensa che io ho discusso tre tesi di laurea con 42° e alla fine sono andato a lavare i panni nudo in Arno che era ghiacciato, e alla sera non ne avevo più.. manco una lineetta“
Ecco.. che due balle.
Il mio pensiero, la mia considerazione ultima, il cogitamento effettuato dopo anni di riflessioni e sfottò, l’ ultima cogitata scintilla neuronale, l’ ultima corrente encefalica scintilla di Sommi Pensieri è “Ba va a fare in Gulo bruDDo sDronzo“.
quelli che non si ammalano mai, in realtà, sono quelli che si ammalano (e di brutto-brutto) sempre e solo durante i week-end.